Primi incontri

Dei nostri incontri, ogni istante
festeggiavamo, come un’epifania,
soli, nell’universo tutto. 
Tu,
più ardita e lieve d’un’ala d’uccello,
come una vertigine scendevi,
saltando gli scalini, e mi conducevi
oltre l’umido lillà, nel tuo regno,
al di là dello specchio.
Quando giunse la notte, venne
la grazia, le porte dell’iconostasi
si aprirono, e nell’oscurità in cui luceva,
lenta si chinava la tua nudità.
Nel destarmi: “Tu sia benedetta”,
dissi, sapendo quanto irriverente fosse
la mia benedizione: tu dormivi,
e il lillà si tendeva dal tavolo
a sfiorarti, con l’azzurro della galassia, le palpebre,
e sfiorate dall’azzurro, le palpebre
stavano quiete e la mano era calda.
Nel cristallo pulsavano i fiumi,
fumigavano i monti, rilucevano i mari,
mentre assopita sul trono
tenevi in mano la sfera,
e – Dio mio! – tu eri mia.
Ti destasti e
il quotidiano vocabolario degli umani
cambiò, e i discorsi si riempirono
di senso vero, e la parola “tu” svelò
il suo proprio significato: “zar”.
Alla luce tutto si trasfigurò, perfino
gli oggetti più semplici – il catino, la brocca e l’acqua,
stavano tra noi, come sentinelle.
Chissà dove fummo sospinti.
Città sorte per incantesimo,
si aprivano al nostro sguardo, come miraggi,
la menta si stendeva sotto i nostri piedi,
e gli uccelli c’eran compagni di strada,
e i pesci risalivan i fiumi,
e il cielo si schiudeva al nostro sguardo…
Mentre il destino ci inseguiva,
come un pazzo con il rasoio in mano.
 
di Arsenj Tarkowskij tratta dal film Lo specchio, di Andrej Tarkowski

Autore: Max Franti

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