Noi tutti, a un certo momento della nostra esistenza, vogliamo essere un altro. C’è un grande desiderio di morire e rinascere», scrive David Foenkinos
La vie heureuse di David Foenkinos è il suo ultimo romanzo (2025, Gallimard) che si muove sul confine tra il quotidiano e l’assurdo, tra il desiderio di vivere e la tentazione di sparire. Il protagonista, Éric, è un uomo che sebbene realizzato appare ultimamente piuttosto spento. Divorziato per assenza di stimoli, un lavoro dove eccelle ma che non lo entusiasma più, un figlio che vede poco e che lo considera ancora meno. Ad un certo punto, in un viaggio di lavora in Corea, sparisce dai radar della collega che lo aspetta invano. Cosa succede? Dov’è finito? Perché sparisce così?
Foenkinos, con la sua scrittura limpida e ironica, affronta un tema universale: il bisogno di cambiare vita, di essere, almeno per un attimo qualcun altro. Ma affronta anche un altro tema, più indirettamente: quello di dare un senso appropriato alla propria esistenza. Nella ricerca di essere un’altra persona, va aggiunto anche il bisogno di senso, che ad un certo punto preme di più. Eccellere, diventare bravi, apprezzati, vincere qualcosa, non basta più. La narrazione alterna momenti di malinconia a lampi di comicità, riflessioni profonde a scene di disarmante semplicità. Foenkinos conferma la sua abilità nel far convivere ironia e introspezione, ma sceglie volutamente di non costruire personaggi eroici o memorabili: sono figure fragili, specchi di una condizione diffusa, dove la ricerca di senso è più importante della trama. Un libro che ho letto in viaggio, dall’aeroporto a casa e che in pochi giorni s’è consumato, con leggerezza, acume e ironia, tratti tipici della scrittura di Foenkinos. Forse un grande artigiano del romanzo, forse uno scrittore notevole. Non ho ancora deciso. Ancora qualche romanzo.



