Lettere a Theo, un epistolario eccezionale

La raccolta (parziale) delle lettere che Vincent ha inviato a Theo negli anni è un documento eccezionale per comprendere non solo il senso della pittura di Van Gogh, ma la sua straordinaria personalità, troppo in anticipo sui tempi per il suo secolo, troppo legata ai suoi tempi per dove stava andando la pittura. Van Gogh non è stato solo un grande pittore, ma soprattutto una grande persona e, cosa che forse non si è detta abbastanza, un grande scrittore.

Se la vita non ha preso il sopravvento su di voi, forse avete modo di leggere, di tanto in tanto, le lettere di Vincent, quasi 900, in originale (con traduzioni), sul sito che le mette a disposizione di tutti.

Joshua Reynolds, Mrs. Abington (1771)

Mrs. Abington as Miss Prue in “Love for Love” by William Congreve *oil on canvas *76.8 x 63.8 cm *1771

La prima volta che vidi questo ritratto fu su un grande schermo, durante la lezione di Storia dell’Arte. Quando apparve, ricordo mi stavo quasi addormentando e poi questo ritratto, dritto, puntuto e sfrontato, così Settecento e pure così moderno, così diverso da quello che avevo fin lì visto. Non ho più dimenticato quella forza, quella energia. Su Joshua Reynolds (e Mrs Abigton)

Giandomenico Tiepolo, Il mondo nuovo (affresco, 1791)

Mi ha sempre affascinato questo affresco (staccato) in cui si rappresenta tutta una folla di spalle. La raffigurazione da dietro ha una sua costante e imperterrita tradizione (cfr. Eleonora Marangoni, Viceversa. Il mondo visto di spalle), e qui tocca un vertice secondo me di notevole fattura visto anche il periodo e soprattutto il senso ironico, melanconico che questo affresco ha. Su Il Mondo nuovo

Umberto Boccioni, Stati d’animo (1911)

Stati d’animo: gli addii – prima versione- 1911 (MoMa, New York)

Stati d’animo: quelli che vanno – prima versione- 1911 (MoMa, New York)

Stati d’animo: quelli che restano – prima versione- 1911 (MoMa, New York)

Tra le opere d’arte che mi hanno sempre colpito e ispirato c’è il trittico dipinto da Boccioni nel 1911. Soprattutto la prima versione, più semplice, quasi naif. La pittura, così come la scultura, di Boccioni mi ha sempre colpito molto. Al netto della retorica futurista, abbandonabile, ciò che resta di questo pittore-scultore, morto troppo presto e per una guerra tanto esaltata quanto crudele, sono opere memorabili che lasciano un segno inconfondibile.